Raccontare, ascoltare, scegliere.

Ti sfido a una challenge!


Rivista N. 23 - primo semestre - Anno 2025
Ti sfido a una challenge!

Le Challenge di cui parlano i nostri ragazzi si riferiscono a sfide che vengono intraprese tramite social. Va premesso che di per sé queste sfide non sono pericolose ma rispondono a un fisiologico bisogno di competere con gli altri e mettersi allo prova, aspetti che ci caratterizzano fin da bambini (“papà facciamo un gara a chi arriva primo?!”) e che si rinnovano con l’ingresso in adolescenza, dove dimostrare di essere coraggiosi e testare i propri limiti è un elemento evolutivo.
Oggi molte di queste sfide diventano popolari e si diffondono tramite piattaforme come Tik Tok, Ig o Youtube. Alcune richiedono di realizzare video e performance artistiche che possono essere un modo per esprimere la propria creatività, un’opportunità per mostrare talento e abilità personali, essere sciocche, innocue e divertenti o essere proposte con scopi benefici (come l’Ice Bucket Challenge che consiste nel versarsi addosso un secchio d'acqua gelata per raccogliere fondi per la ricerca sulla SLA). In altri casi le sfide possono esporre a rischi e condurre a comportamenti pericolosi per sé e gli altri. Essere a conoscenza di queste pratiche e capirne le dinamiche può quindi avvicinarci ai ragazzi (possiamo partecipare anche noi!) oltre ad attivarci per capire come proteggere soprattutto i più piccoli.
Tra le più attuali divertenti challenge troviamo ad esempio il cercare di somigliare a una celebrità (CelebLookAlikeChallenge), ballare sotto una pioggia battente ricreata con un filtro (RaindropChallenge), mostrare in un video il maggior numero di generazioni di una famiglia (GenerationsChallenge). Tutto rigorosamente filmato e condiviso alla ricerca di stupore e like.
Altre challenge nascono con una natura ben differente come guidare per 50 ore consecutive, inalare fumi tossici di prodotti chimici d’uso domestico, consumare dosi importanti di alcuni farmaci le cui conseguenze possono mettere a rischio la salute se non la vita o, ancora, spaziare a quelle con un intento puramente offensivo e denigratorio, come illudere ragazzi con false promesse “amorose” o imitare in modo caricaturale persone con disabilità.
Difficile elencarle tutte o essere sempre aggiornati poiché non si fa in tempo a scoprirle che il fenomeno ha già cambiato volto.
I motivi che spingono alle challenge si possono facilmente intuire e sono legati al desiderio di connessione, espressione personale e intrattenimento. Partecipare a una sfida offre un senso di appartenenza a un gruppo, risponde alla noia col divertimento più in voga, viene inoltre soddisfatto il bisogno di visibilità poiché il successo (ma anche il fallimento alla challenge!) può far acquisire click e like, commenti e condivisioni con annessa gratificazione e riconoscimento tra pari. L’attrattiva è indubbia, il rischio di emulazione altamente elevato e la pressione che può essere esercitata dai coetanei può contribuire ad esporsi sempre di più.
Un approccio informativo, educativo ed empatico può essere utile per non giudicare e chiudere al confronto; fornire esempi di ciò che può accadere, commentare i possibili pericoli, attivare un pensiero critico può far riflettere i giovani su come orientare il proprio comportamento. Ascoltare le sensazioni e le motivazioni che queste sfide generano in loro può servire a costruire un dialogo onesto e aperto, insegnare autocontrollo, imparare a dire no per “essere leader e non seguaci”, contribuire a far riconoscere come avviene la pressione sociale e avvicinare all’importanza di restare fedeli a se stessi. Come adulti possiamo fare ancora di più come ad esempio collaborare con le piattaforme segnalando ambiguità, contenuti manipolatori e pericolosi, nonché promuovere noi stessi esempi positivi e challenge creative, sicure, divertenti.
Per chi è curioso e vuole essere attento consigliamo di navigare su www.savethechildren.it.

Contatti


Via Chiampo, 35 10064 Pinerolo (TO)

353 47 31 556

353 47 31 556

Responsabili:

Marcella Brun:

Miriam Sanmartino:

Iacopo Vaggelli: