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SESSUABILITÀ
Sessualità e affettività: quale posto per la disabilità?


Rivista N. 9 - secondo semestre - Anno 2017
SESSUABILITÀ<br />Sessualità e affettività: quale posto per la disabilità?

Non è perché le cose sono difficili che non osiamo, è perché non osiamo che sono difficili.
Seneca

Sessualità e disabili: "Legge sull'assistenza o disobbedienza civile. Oggi? Masturbazione e prostituzione. In politica è tabù" di Angela Gennaro | 21 marzo 2017 | Il Fatto Quotidiano “Basta tabù, anche noi disabili abbiamo diritto al sesso” La Stampa marzo 2017
Potremmo partire da questi recenti articoli per riflettere sul sempre più attuale interesse che il tema della sessualità accostato alla disabilità sta suscitando, portando alla luce un mondo finora sommerso da tabù, vergogna, imbarazzo, paura. Ciò ci viene anche confermato dalla crescente richiesta di interventi negli istituti scolastici per quanto concerne la formazione del personale docente di sostegno e non su tale argomento, sulla richiesta di fare progetti di educazione sessuale rivolti a ragazzi con disabilità e di creare interventi di rete che possano "far parlare" le diverse figure coinvolte, genitori compresi, affrontando le variegate e difficili sfumature che tale argomento crea.
È dunque innanzitutto un atto di onestà iniziare a chiedersi che diritto abbiamo di negare o nascondere un bisogno fondamentale qual è quello, anche per le persone con disabilità, di vivere e sperimentare una propria vita sessuale. Per farlo forse dobbiamo rinunciare alle nostre deboli contraddizioni e false credenze. Certo occorre calarsi in una realtà sconosciuta e avere il coraggio di entrare nelle "carezze imperfette" di corpi e menti che non rispecchiano i nostri canoni convenzionali, e che pertanto spesso non sembrano, ai nostri occhi, poter avanzare alcun desiderio sessuale. Il cambio di prospettiva ci impone invece di pensare nell'ottica di una sessualità per tutti, a seconda delle proprie caratteristiche fisiche e mentali (inutili sono infatti anche gli eccessi di buonismo o del sesso ad ogni costo!) per pensare ad una sessualità sostenibile.
Dalle famiglie e dalla scuola ci arriva la richiesta di risolvere il problema di "quei comportamenti", ovvero come gestire una sessualità invadente, esposta agli occhi di tutti, che turba e non si può contenere forse proprio perché manca una visione preventiva in cui accogliere la possibilità di educare fin da piccoli e durante la crescita a vivere una dimensione fondamentale della propria esistenza. Risulta infatti difficile per coloro che hanno una disabilità, corrispondere a tutte le aspettative e le regole che governano socialmente la dimensione sessuale. Laddove c'è una disabilità intellettiva il problema è dato dal fatto che si pensa che da sola quella persona non è in grado di assumere le "regole della sessualità" e comportarsi secondo il buon senso comune. Laddove il problema è di disabilità motoria il problema è dato dalla mancanza di autonomia e, in molti casi,dalla totale dipendenza dagli altri nell'espletare qualsiasi tipo di funzione. Fattore questo che comporta, la non meno rilevante questione legata, alla perdita quasi totale della propria "intimità". La logica con cui va affrontato l'argomento, ci sembra dunque quello di pensare ai diritti e ai bisogni fondamentali dell'uomo, tra cui si annovera senza alcun dubbio il diritto all'espressione della propria sessualità al pari del diritto a mangiare, respirare. E perchè no, amare.
Spesso quando l'equipe disabilità del Centro di Psicologia viene chiamata nelle scuole del territorio, utilizza una metodologia attiva, attraverso l'uso di spezzoni di film e video e si focalizza sulle diverse modalità con le quali tali aspetti nel corso degli anni sono stati affrontati, fino ad una apertura verso prospettive future. Si dà spazio inoltre, attraverso un'ottica sistemica, ai diversi interlocutori e protagonisti a partire dai genitori, gli educatori e i ragazzi stessi, sentendo le loro voci e i loro vissuti. Tutto questo serve a creare soluzioni? Non sempre, ma promuove dei percorsi di sensibilizzazione che possono far raggiungere ad ognuno dei protagonisti qual- che consapevolezza in più per tentare una strada non definita ma quanto meno percorribile, personale e a volte inaspettata. L'alternativa è ignorare la sessualità pensando che così scompaia, oppure di gestirla come pura dimensione istintuale e pulsionale, relegandola all'atto masturbatorio e negandone una dimensione più di testa e di senso.
Indubbio è che la sessualità per le persone con disabilità sia ancora oggi una sfida che obbliga a pensare di più e che spesso si risolve imparando a pensare altrimenti. Ma si può scegliere di calarsi nella realtà partendo dal comportamento manifesto di tipo problematico (ad esempio aggressivo, esibito, difensivo) passando per la definizione di un progetto educativo ed esistenziale, lavorando per la promozione del benessere psicofisico della persona, aiutandola a ridurre la frustrazione di un bisogno che non le viene permesso di vivere, fino a promuovere l'apprendimento di comportamenti più funzionali e soddisfacenti.
Sembra maldestro andare per tentativi e soluzioni parziali, ma intanto iniziamo a parlarne.

A cura di


Dr.ssa Marcella Brun
Dr.ssa M. Brun
Psicologa dell'età evolutiva, consulente scolastica
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