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L’adolescenza e la crisi genitoriale


Rivista N. 10 - primo semestre - Anno 2018
L’adolescenza e la crisi genitoriale

La coppia che scopre di aspettare un figlio inizia un percorso di crescita più o meno consapevole, che coinvolge entrambi i partner e in cui ci si chiede: “che tipo di genitore sarò?”. Da quel momento si inizia a svestire i panni di figlio per indossare quelli del genitore e ognuno cerca di calarsi nel nuovo ruolo con gli strumenti di cui dispone. Qualcuno accoglie i consigli degli amici che prima di loro hanno avuto figli o prende spunto dall’educazione ricevuta dai propri genitori, altri leggono libri o seguono corsi sull’argomento.
Durante i primi anni di vita di un bambino, il genitore ha il compito di soddisfare, innanzitutto, i bisogni primari dell’alimentazione, del sonno e di sicurezza, poi di trasmettere le regole sociali e i valori personali che aiuteranno il figlio a fare esperienza del mondo e a dargli significato.
I primi dieci/dodici anni di vita di un bambino permettono alla famiglia di raggiungere un certo equilibrio nei ruoli che, con l’arrivo dell’adolescenza, è messo nuovamente in discussione. Il nucleo familiare attraversa una forte crisi dell’identità per cui, non solo il figlio deve imparare a ridefinirsi in base al proprio sviluppo psico-fisico ma, anche i genitori hanno bisogno di ridisegnare se stessi e il proprio ruolo per ristabilire i legami tra ciascun membro ma anche con l’esterno. Nello specifico il sistema familiare è mosso da spinte apparentemente opposte: una porta verso l’esterno ed è il bisogno di indipendenza e di differenziazione dei singoli membri dagli altri, mentre l’altra spinge verso l’interno e si esprime con il bisogno di rafforzare i legami di interdipendenza. La conflittualità interna che l’adolescente sperimenta tra il bisogno di autonomia e il bisogno di protezione si esprime all’interno della famiglia in varie forme di comunicazione, sia verbale che non verbale. Spesso i genitori raccontano che i propri figli non comunicano più come una volta, sono provocatori nei loro confronti e aggressivi verbalmente; il numero e l’intensità dei conflitti aumentano amplificando la percezione di una distanza emotiva tra genitori e figli. Inoltre l’adolescente modifica il proprio modo di vestire, di atteggiarsi e richiede maggiore privacy nella gestione dello spazio personale. In questo clima caotico, i genitori manifestano emozioni intense. Non riconoscono più il loro “bambino”, bisognoso della loro presenza e approvazione ma ritrovano uno “sconosciuto” che non ricerca più abbracci e un po’ di affetto. I genitori si sentono, spesso, rifiutati e abbandonati, vecchi e inutili, distanti generazioni dalle esperienze dei propri figli. Sono preoccupati per i possibili risvolti negativi che può avere il percorso di sviluppo dei figli, si chiedono dove hanno sbagliato e quale approccio educativo è meglio intraprendere.
Forse è opportuno fermarsi a riflettere sulla propria esperienza da adolescente, poiché anche un genitore è stato figlio e, se pur con connotazioni differenti, ha vissuto quella conflittualità interna e quel moto di ribellione che oggi caratterizzano la vita dei propri figli. Ricordarsi che tipo di adolescente si era, quali erano le preoccupazioni e le aspettative sul proprio futuro, quali richieste si avanzavano, come ci si rapportava ai propri genitori e come li faceva sentire il loro modo di agire. Riflettere su questi aspetti può aiutare a ridimensionare i vissuti di ansia e angoscia e ad affrontare con maggiore serenità questa fase di crescita della famiglia. In conclusione, un’immagine che può facilitare a comprendere qual è la funzione più importante del genitore di un adolescente è quella del “genitore sulla porta”, che lascia al figlio la libertà di fare scelte e di vivere la vita con maggiore autonomia ma che è sempre presente nel momento del bisogno ed è disponibile a un dialogo sincero e non giudicante.

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