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Cellulare, videogiochi, dipendenza?


Rivista N. 12 - primo semestre - Anno 2019
Cellulare, videogiochi, dipendenza?

I videogiochi sono una presenza costante a casa vostra? Dare regole per gestire l'uso e l'abuso del cellulare vi mette in difficoltà? Siamo di fronte a un modo diverso di vivere le relazioni amicali o si tratta delle prime avvisaglie di un internet gaming disorder (dipendenza da giochi on line)?
L'Assemblea Generale dell’OMS si interroga se inserire la dipendenza da videogioco nella sezione relativa ai disturbi del comportamento legati alle dipendenze, ma sono carenti dati di ricerca chiari e definitivi a supporto di tale diagnosi. Adriano Schimmenti, tra i massimi esperti italiani nell’ambito delle dipendenze comportamentali invita ad un'importante riflessione: “ogni comportamento eccessivo e non controllato riflette di fatto la presenza di problematiche psicologiche sottostanti. Il rischio in queste circostanze è quello di confondere la causa con l’effetto, ovvero di interpretare l’uso eccessivo dei videogiochi come la causa degli eventuali disagi presentati dai videogiocatori”. Secondo il collega infatti l’uso eccessivo di videogiochi spesso costituisce una modalità di coping, cioè un modo di fronteggiare lo stress che talvolta può diventare disadattiva quando l’individuo si trova a fuggire costantemente dalle problematiche della vita reale attraverso il rifugio nel mondo virtuale.
Nonostante questi interrogativi, quel che ora è già una certezza è che la maggior parte dei bambini e dei ragazzi sembrano stregati dal nuovo fenomeno presentato dalla Epic Games, Fortnite, e non sono poche le famiglie che richiedono una consulenza psicologica per comprendere come arginare l'interesse dei figli.
La prima regola, da cui poi muovere le nostre riflessioni sulla tipologia di uso che nostro figlio fa del videogioco, è informarsi. Nel gioco di Fortnite si parte in 100, catapultati su un’isola piena di insidie, nella quale si svolgerà una battaglia tutti contro tutti e vincere significa essere gli unici a restare vivi. È possibile scegliere se giocare da soli o in team, creando la squadra con i propri amici reali o incontrati nel gioco, comunicando con loro usando le cuffie e il microfono. È indubbio che la violenza sembri un tratto distintivo di Fortnite, insieme alla tattica e alla capacità di fare gioco di squadra. L'aggressività appare mitigata da una grafica con le atmosfere del cartone animato, i toni sono ironici e nel complesso le partite hanno una durata che va da pochi secondi ad un massimo di circa 20 minuti. Questo è un dato che può interessare molto i genitori che spesso di fronte a un “Vieni è pronto a tavola!” si sentono rispondere “ancora una mezz'ora che finisco la partita!”, falso.
L'applicazione inoltre ha la particolarità di essere gratis (altro elemento di forte richiamo), ma al suo interno si può comprare di tutto (equipaggiamenti, divise per migliorare il proprio avatar) e qui entra in gioco la disponibilità economica che si vuole o meno concedere ai figli.
Infine un aspetto che può lasciar perplessi i genitori è la questione del gameplay in streaming, che tradotto significa guardare altre persone che giocano in tempo reale. Stiamo parlando dei famosi youtuber: in Italia la star indiscussa è Cicciogamer89.
Da questi fatti, che prendiamo come situazione di partenza, possiamo scorgere una serie di potenziali rischi così come possibili effetti positivi, sia cognitivi che relazionali. In questo dibattito serve equilibrio tra le parti.
Tra le situazioni pericolose, si annoverano: l'adescamento di pedofili, che si nascondono tra i giocatori e sfruttano le chat a disposizione; la peer pressure (pressione tra pari) che si verifica quando i ragazzi esitano ad uscire dal gioco per il timore di deludere gli amici ed incorrere in prese in giro o veri e propri attacchi di cyberbullismo; lo sperperamento di soldi per l'acquisto delle personalizzazioni degli avatar; lo svilupparsi di sintomi ansiosi, isolamento e comportamenti aggressivi, qualora il tempo di esposizione fosse molto elevato.
D'altro canto sono stati evidenziati anche degli elementi a favore quali: aumento della socialità con ragazzi e ragazze di nazionalità diverse, consolidamento delle relazioni “reali”, apprendimento della lingua inglese, per la necessità di comunicare con giocatori stranieri, sviluppo di atteggiamenti cooperativi e strategici. Sebbene non si possa non sottolineare che “fare kill” non sia propriamente un'abilità sociale spendibile nella quotidianità.
Giunti a questo punto è quindi utile ricordare alcuni consigli. Come in una partita di Fortnite, anche noi adulti dobbiamo diventare “giocatori astuti” e “metterci in gioco”. Occorre interessarsi a quello che piace ai figli, capire cosa li attrae, così da comprenderne il bisogno sottostante (di aggregazione, accettazione, espressione mediata della propria aggressività, competizione e messa alla prova delle proprie capacità) spesso in linea con l'età di sviluppo. Viola Nicolucci, psicologa che da anni approfondisce la tematica, ci ricorda infatti che “ i videogiochi rappresentano la dimensione digitale del gioco, attività fondamentale nello sviluppo dell’essere umano” e che ad oggi i comportamenti di gaming problematico riguarderebbero solo l'1-3% della popolazione (Weinstein, Przybylski, 2017). Come genitori non dobbiamo però abdicare al nostro ruolo di supervisione: monitorare l'uso delle tecnologie, capire quali sono gli amici più frequentati (online, offline e meglio sarebbe un mix di entrambi), mettere e mantenere limiti temporali. Per evitare un impatto negativo sulle prestazioni scolastiche e sui rapporti con il mondo reale, i giovani in età scolare non dovrebbero giocare ai videogiochi più di sei ore a settimana. Giocare insieme ai figli, bilanciare il tempo libero con altre attività (quali sport, passeggiate in bici, merende con gli amici), imporre spazi “videogames-free” (come ad esempio i pasti e dopo le 21) sono altre alternative per far sì che i videogiochi (e le tecnologie in genere) non siano totalizzanti.
Imparare qualche balletto, in ultimo, è un optional che può sempre tornarvi utile, per giocare ad armi pari coi vostri figli.

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