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T.N.P.E.E..... Eh?


Rivista N. 13 - secondo semestre - Anno 2019
T.N.P.E.E..... Eh?

Chi è il Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva e in che cosa consiste il trattamento neuro-psicomotorio
Quando si parla di difficoltà in età evolutiva (0-18 anni) è sempre più frequente che specialisti o insegnanti consiglino alle famiglie di intraprendere con il loro bambino un percorso di psicomotricità, per migliorare le caratteristiche del comportamento o per potenziare le abilità carenti.
La “psicomotricità” è tuttavia un campo molto vasto, in cui operano professionisti di diversa formazione e con differenti competenze.
In questo calderone di operatori si identifica con chiarezza la figura professionale del Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva (T.N.P.E.E.), un operatore con formazione universitaria in campo sanitario e con formazione specifica per la fascia d’età dello sviluppo.
Il Decreto Ministeriale 17 gennaio 1997, n.56, che istituisce la professione, definisce il T.N.P.E.E. come: “(…) l'operatore sanitario che, in possesso del diploma universitario abilitante, svolge, in collaborazione con l'equipe multi professionale di neuropsichiatria infantile e in collaborazione con le altre discipline dell'area pediatrica, gli interventi di prevenzione, terapia e riabilitazione delle malattie neuropsichiatriche infantili, nelle aree della neuro-psicomotricità, della neuropsicologia e della psicopatologia dello sviluppo”.
Più semplicemente, l’intervento neuropsicomotorio è indicato in presenza delle seguenti difficoltà dell’età evolutiva: disturbi della coordinazione motoria, disprassia, ritardo neuropsicomotorio, difficoltà percettive e visuo-spaziali, instabilità attentive e iperattività, ritardo mentale primario o secondario a sindromi genetiche, disturbi dello spettro autistico, disgrafia e inibizione psicomotoria.
Alla presenza di tali quadri di difficoltà l’obiettivo primario del T.N.P.E.E. è quello di mirare, per ogni bambino, al raggiungimento della miglior qualità di vita possibile per favorire uno sviluppo sereno nello svolgere le attività e nel rapporto coi pari. In modo più specifico, le proposte di trattamento sono calibrate per sostenere le caratteristiche comportamentali (disponibilità alle proposte, all’attesa e all’alternanza del turno; attenzione verso le consegne e verso gli altri; capacità di distacco dalla figura genitoriale; espressione contestuale di emozioni e stati d’animo, contenimento delle condotte comportamentali di aggressività o a carattere iperattivo) e le abilità motorio-prassiche (coordinazione e fluidità nel movimento; regolazione del tono muscolare; abilità di motricità fine; abilità costruttive e di utilizzo dei materiali di casa o scolastici; capacità di progettare una sequenza ordinata di azioni organizzando il materiale a disposizione; abilità di scrivere in modo rapido, fluido e leggibile; conoscenza del proprio corpo e della propria corporeità; capacità di integrazione visuo-motoria; conoscenza dei concetti spazio-temporali). Il tutto viene affrontato all’interno di un setting predefinito, caratterizzato principalmente da materiali “neutri” (mattoncini, cerchi, palle e palloni, cuscini) che elicitano il piacere senso-motorio e del movimento. Gradualmente vengono inseriti anche oggetti con significato codificato (costruzioni, allacciature, strumenti grafici, carta…) per favorire l’evoluzione delle abilità prassiche in casi in cui sia necessario effettuare un allenamento specifico per tali abilità. Il setting neurpsicomotorio è un ambiente sicuro, riservato al bambino e definisce al suo interno un perimetro di profonda fiducia, valenza emotiva e coinvolgimento corporeo sia da parte del bambino che del terapista. Lo strumento principalmente utilizzato è quello del gioco: unico veicolo per infondere processi di apprendimento che modifichino in maniera stabile e ripetibile gli schemi d’azione prodotti dal sistema nervoso centrale. Il terapista si pone come conduttore di tali dinamiche di gioco, inserendo regole, contenuti e proposte di difficoltà crescente calibrate all’area di sviluppo potenziale del paziente. Il primo obiettivo è dunque quello di accrescere in ogni bambino la consapevolezza riguardo alle proprie aree di forza e di difficoltà, fornendogli gli strumenti per apprendere divertendosi.
Il T.N.P.E.E., così come il fisioterapista o il logopedista, in quanto terapista della riabilitazione, necessita di tempi medio-lunghi per facilitare l’evoluzione di processi abi/rabilitativi. Pertanto, una famiglia che decide di intraprendere un percorso neurpsicomotorio deve prevedere una durata di alcuni mesi e, in alcuni casi di anni, per far sì che si osservino i risultati del trattamento in maniera stabile.
Il percorso necessita della presenza indiretta ma costante delle figure genitoriali o del care-giver, che condividono in ogni momento necessità e modalità di intervento con il terapista. Quando si affrontano percorsi di trattamento con bambini in età scolare è fondamentale la condivisione di obiettivi e strategie anche con gli insegnanti e le altre figure professionali che si prendono cura del bimbo, per fare in modo che le abilità in evoluzione non rimangano un mero esercizio all’interno del setting neuropsicomotorio ma si estendano a tutti gli ambienti della vita quotidiana.

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