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Ma perché mai dovrei? Intervista sulla motivazione al cambiamento


Rivista N. 13 - secondo semestre - Anno 2019
Ma perché mai dovrei? Intervista sulla motivazione al cambiamento

Intervista alla signora Anita (*), una paziente che ha effettuato un percorso psicoterapeutico di due anni a cura del Dott. Francesco Rizzi, Psicologo e Psicoterapueuta
* il nome ed alcune circostanze sono stati cambiati per rendere non riconoscibile la persona, senza alterare il significato generale degli eventi

Domanda: buongiorno Anita, come sta?
Risposta: oggi posso dire bene! Dopo tanto tempo e tanta fatica credo di iniziare una nuova vita.
D: vuole raccontarci cosa significa per lei “nuova vita”?
R: ho passato gli anni della mia giovinezza ad inseguire la “libertà” di fare tutto quello che non piaceva ai miei genitori, persone piuttosto tradizionaliste. Ho conosciuto molti uomini e poi mio marito. Ho avuto un figlio in giovane età, che è la cosa migliore che ho fatto. Poi ho avuto molti periodi bui, non ero in grado proprio di uscire di casa ed ho perso più di un lavoro. Sempre chiusa in casa, ho smesso di vedere amici e parenti, vedevo solo saltuariamente anche mio figlio, che era sempre più preoccupato. Oggi invece ho smesso di farmi del male, ho fatto veramente pace con me stessa, con l’aiuto di questa terapia.
D: quindi credo di capire stia parlando di tutte le fasi della sua vita; ma cosa le ha fatto decidere di voltare pagina e cercare un cambiamento?
R: probabilmente c’è stata una corretta combinazione astrale [ride]. Mia sorella ha finalmente accettato di entrare in una struttura per persone disabili. Per inciso, nemmeno io volevo che se ne andasse, pensavo che la stessero chiudendo in un manicomio e pensavo di poter continuare ad occuparmene io come ho fatto in tutti questi anni. Purtroppo però mi illudevo soltanto di poterla aiutare, la sua malattia non posso affrontarla da sola, oggi ho capito questo fatto fondamentale. Mi sono accorta solo in seguito che la struttura non è affatto un manicomio, anzi, è davvero un posto dignitoso.
D: ci racconti meglio questa “combinazione astrale”, sua sorella è stata accolta in una comunità e poi che è successo?
R: e poi mi sono trovata da sola, con mio figlio sposato e via di casa da tempo. Non ho potuto fare altro che chiedermi cosa volevo da me stessa. Una amica che mi vuole bene mi ha suggerito di rivolgermi ad uno psicologo, ma ero molto incerta, non volevo che qualcuno si impicciasse dei fatti miei. Questa amica mi ha accompagnata personalmente al primo appuntamento, ma per le volte successive non è stato necessario: ho scoperto che avere una persona con cui parlare di me e delle mie questioni era qualcosa che mi faceva (e mi fa) bene. Ho capito quanto ero arrabbiata con i miei genitori, che già da bambina mi avevano responsabilizzata, e ogni tanto anche colpevolizzata, rispetto alla malattia di mia sorella.
D: per quale motivo ha scelto di proseguire la terapia, nonostante sia arrivata al primo incontro quasi per fare un favore alla sua amica?
R: mi immaginavo di trovarmi di fronte ad un dottore che mi interrogasse sulle mie scelte e mi rimproverasse per tutti gli errori. Non è andata così! Ho trovato una persona che mi aiutava a riflettere senza dare giudizi. Ho iniziato a capire quanto le mie scelte fossero lontane dai miei bisogni: avevo bisogno di tranquillità e di tempo per prendermi cura di me, mentre invece correvo a destra e a sinistra ma continuavo a stare male, piena di angoscia.
D: quindi la “combinazione astrale” era costituita da minore responsabilità verso la salute di sua sorella, da una amica che le voleva bene ed ha compreso i suoi bisogni e da uno spazio di accoglienza e riflessione su sé stessa?
R: esatto. E ho trovato, inaspettatamente, la forza di uscire dalla depressione. Non me lo sarei mai immaginato...
D: ...forse ha iniziato a utilizzare le sue risorse interne per prendersi cura di sé stessa. Un’ultima domanda: perché ha accettato questa intervista?
R: spero di poter dire alle persone che stare bene è possibile, bisogna “solo” trovare il momento giusto per cambiare!
D: grazie!

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