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Filippo imparò a proteggersi: il posto sicuro in psicoterapia


Rivista N. 20 - secondo semestre - Anno 2023
Filippo imparò a proteggersi: il posto sicuro in psicoterapia

Filippo era da sempre un bambino amante dell’avventura e quel sabato pomeriggio dopo un brutto battibecco con Miranda, sua sorella di 2 anni più grande di lui, si lasciò alle spalle il portone di casa per incamminarsi nel bosco vicino casa a vivere la sua avventura.
Io sono deludente” si ripeteva nella mente.
Purtroppo non era poi così facile scrollarsi di dosso le brutte sensazioni che il litigio con Miranda gli aveva lasciato, “Io non riesco mai a spiegare le mie motivazioni e gli altri si arrabbiano con me senza lasciarmi la possibilità di difendermi; dovrei essere capace di farmi valere e invece guardami, sono qui che cammino senza meta, in balìa del mio malumore”.
Filippo continuava a camminare, ma porre l’attenzione a quel che avveniva attorno a lui era impossibile, i suoi pensieri lo avvolgevano completamente, impedendogli di vivere l’avventura che avrebbe desiderato.
Si era immaginato forte e libero di scegliere il percorso migliore, l’albero su cui arrampicarsi. Nulla di tutto questo si stava verificando; d’improvviso si alzò un forte vento che lo fece incespicare su una roccia che sbucava dal terreno, Filippo si sentì esposto e vulnerabile, cercò riparo ai piedi di una grande quercia, si sedette e stette lì, immobile ed impaurito, in attesa che qualcosa cambiasse.
Sono in trappola!” ripeteva a sé stesso e fu in quel momento che si sentì bagnare il viso, “Ci mancava la pioggia ora! Non posso proteggermi”.
Chiuse gli occhi, fece un grande respiro e notò che a terra nulla era bagnato, si toccò le guance, poi gli occhi e scoprì in quel momento di stare piangendo.
Era tutto un po’ surreale, Filippo non riusciva più a fermare la sua pioggia, passò un tempo indefinito ma … il temporale si placò: non saprebbe spiegare come, né perché, d'altronde lui di favole fantastiche ne aveva lette a decine e non fu poi così stupito quando una fatina apparsa dalle radici lì vicino, gli appoggiò teneramente una mano su una spalla e, dopo un primo sbigottimento, cominciò fra loro un dialogo ristoratore.
“Bambino mio ti sei perso?”
“Fatina, io immagino che tu sia buona ma io sono indifeso e debole, non so se posso fidarmi di te…”
“Caro mio, le mie intenzioni sono buone, ho sentito il tuo pianto e sono qui per capire con te come posso aiutarti”
Per Filippo non fu facile credere di poter chiedere e accettare l’aiuto che Fata stava offrendo, semplicemente non pensava di meritarlo.
“Non lo so, Fata, sento tanta confusione e voglia di piangere”
“Filippo mi sembra che tu ti senta molto esposto, qui, al vento, immagino che tu ti sia spaventato nel doverlo affrontare tutto solo…”
“Già, vedi? Io non so proteggermi!
“Piccolo mio, chiudi gli occhi” disse Fata, accarezzandogli il volto e proseguì: “ora respireremo lentamente insieme, riempiendo la pancia e buttando fuori l’aria con la bocca, poi, quando il tuo cuoricino avrà cessato di battere forte immaginerai un luogo, il tuo preferito dove poterti sentire al sicuro”

Questa è una storia di fantasia; Filippo è un bambino che nel racconto vive una giornata difficile, costellata di pensieri che mettono a dura prova il suo senso di valore e di efficacia.
In psicoterapia chiamiamo questi pensieri, cognizioni negative perché esprimono un’idea negativa di sé, condizionando emozioni e comportamenti. Le cognizioni negative, quando molto ripetute, rigide ed invadenti, rischiano di far rimanere agganciati ad un’idea di sé come deludente, non capace di proteggersi, debole ed indifeso.
La nostra Fatina nel corso del racconto svolgerà un ruolo fondamentale per aiutare Filippo a lasciar andare i cattivi pensieri; interviene dapprima sulla respirazione e poi insegna la tecnica del “posto sicuro”; questa è una delle strategie di grounding (radicamento) possibile da utilizzare sia nel setting clinico che in autonomia quando la persona si sente sopraffatta da emozioni e sensazioni soverchianti che la riportano al momento della situazione stressante.
Il posto sicuro potrebbe essere stato realmente vissuto nella sua vita oppure essere un posto immaginario, che doni una sensazione di pace e che aiuti ad abbassare l’attivazione emotiva nel corpo e nella mente.
Quella del posto al sicuro è una delle tecniche di visualizzazione che è tanto più efficace quanto più si riesce a portare la propria attenzione e consapevolezza ai dettagli derivati dai 5 sensi.
L’intervento di Fatina permette a Filippo di trovare il suo particolare posto sicuro, dove può tornarci tutte le volte che vorrà e per tutto il tempo che desidera o quando ne sentirà il bisogno, un luogo che lo aiuti a creare un senso di sicurezza interna, dove possa rifugiarsi quando si sentirà particolarmente spaventato o sotto stress.

A cura di


Dr.ssa Marta Lanfranco
Dr.ssa M. Lanfranco
Psicologa Psicoterapeuta familiare, E.M.D.R.
392 24 40 639
Dr.ssa Alessandra Tuscano
Dr.ssa A. Tuscano
Psicologa Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, E.M.D.R.
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