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Psicomotricità e sport:
Attività psicomotoria di gruppo in vista di un successivo percorso di scherma


Rivista N. 21 - primo semestre - Anno 2024
Psicomotricità e sport: <br />Attività psicomotoria di gruppo in vista di un successivo percorso di scherma

a cura della Dr.ssa M. Messina TNPEE

È possibile unire la psicomotricità e l’attività sportiva? Molto spesso gli sport sembrano troppo complessi e strutturati per i bambini al di sotto dei 6 anni di età, tuttavia è molto importante per il loro sviluppo praticare attività motoria ed entrare a far parte di un gruppo con cui condividere regole, spazi ed emozioni. È proprio da questo pensiero che nasce l’idea di strutturare un percorso collettivo che avvicini i bambini tra i 4 e i 6 anni al mondo dello sport attraverso la pratica psicomotoria. Nel mio caso specifico, è stata avviata una collaborazione con l’Accademia di Scherma di Pinerolo, la quale ha messo a disposizione i propri spazi un paio di ore a settimana. Probabilmente la scherma non è il primo sport a cui si pensa quando si vuole iscrivere i propri figli ad un’attività extrascolastica, tuttavia sono molti i prerequisiti che accomunano questo sport alla psicomotricità, nonostante vi siano anche degli elementi aggiuntivi più specifici. Ad ottobre 2023 ha preso dunque forma un percorso di psicomotricità di gruppo della durata di 30 incontri, volto alla preparazione ad un successivo percorso di scherma. Ciascun incontro è strutturato nel seguente modo:
1. Rituale di apertura: è stata creata una routine collettiva che dà inizio ad ogni incontro. Nello specifico ad ogni bambino è stata assegnata una piccola spada di cartoncino di diverso colore che, dopo essersi messi in cerchio tutti insieme, a turno posano all’interno di una scatola, come per segnare la propria presenza. Tale spada, dopo i primi 10 incontri, è stata sostituita da una tridimensionale di gomma, consegnata a ciascun bambino.
2. Riscaldamento: è costituito da alcuni minuti di andature seguite da un gioco dinamico. Ecco alcune attività a titolo di esempio: c'è il gioco del semaforo (i bambini si muovono nello spazio a diversa velocità in base al segnale verbale o visivo che gli viene dato, col verde si corre, con il giallo si cammina e con il rosso ci si ferma), o quello delle montagne e laghi (si formano due squadre, gli escursionisti e i nuotatori, e si ripartiscono i coni-montagne e i cerchi-laghi nel campo di gioco. Tutti i bambini si muovono nello spazio secondo l’andatura indicata prima di cominciare. Al segnale, gli escursionisti cercano il più rapidamente possibile una montagna libera, i nuotatori un lago); oppure ancora, la staffetta per la scorta d’inverno (gli scoiattoli formano due squadre a caccia della scorta per l’inverno. Ogni scoiattolo può trasportare solo un oggetto per volta. Il cibo raccolto va messo nel deposito della squadra e vince il team che accumula il maggior numero di oggetti-ghiande). Ciascuna attività può essere messa in atto con delle varianti.
3. Due/tre attività specifiche: giochi o esercizi più strutturati che mirano al potenziamento delle competenze specifiche descritte nell’immagine precedente (riflessi, coordinazione, velocità, scelta del tempo, equilibrio, regolazione della forza…). In questa parte centrale si spazia da percorsi psicomotori a giochi a squadre, da attività con spade di gomma ad esercizi per i riflessi e la scelta del tempo.
4. Rilassamento e stretching: in questa fase ci sono alcuni minuti per rilassare corpo e mente e sciogliere i muscoli. Il rilassamento può essere scelto dai bambini tra: massaggi con una pallina morbida, fingere di farsi la doccia dopo l’allenamento massaggiandosi le varie parti del corpo, fingere di preparare la pizza a coppie (un bambino impasta e mette gli ingredienti sulla schiena del compagno e poi ci si inverte), ascoltare musica rilassante sdraiati sui tappetini, oppure semplice massaggio a coppie. Lo stretching viene invece guidato da un bambino scelto a turno che mostra ai compagni gli esercizi da svolgere.
5. Rituale di chiusura: si ripropone la routine iniziale, la si conclude riprendendo ciascuno la propria spada e ci si congeda con il saluto degli schermidori.
Il fatto di associare la psicomotricità ad uno sport, non solo rende più specifiche le modalità con cui potenziare le competenze motorie, ma fa sentire i bambini parte integrante di una squadra e li allena a mantenere un certo livello di disciplina. La psicomotricità (da non confondere con la neuropsicomotricità), nonostante le numerosissime definizioni, può essere descritta come una pratica educativa che si focalizza sull’unità mente-corpo del bambino, supportandone la crescita e lo sviluppo attraverso il gioco e le esperienze corporee; non può dunque ritrovarsi all’interno di qualsiasi attività sportiva? Sicuramente occorre prestare maggiore attenzione al setting, il numero di bambini deve essere ridotto per permettere una qualità di lavoro superiore e l’attività motoria deve essere coordinata con il potenziamento cognitivo e relazionale, ma la risposta alla domanda, per quanto io sia riuscita ad apprendere con l’esperienza, è sì: in ogni sport c’è un po’ di psicomotricità.

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