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BABYSIGNS®: l'uso dei gesti tra 0 e 2 anni


Rivista N. 23 - primo semestre - Anno 2025
BABYSIGNS®: l'uso dei gesti tra 0 e 2 anni

Esiste un modo per comunicare con i bambini prima ancora che comincino a parlare?

Certo, da diversi anni in Italia è approdato il Baby Signs®, un programma di comunicazione basato sui gesti, da proporre ai neonati anche fin dalla nascita. A ogni gesto infatti corrisponde il suo significato e il bambino, che inizierà a imitare i movimenti prima ancora di dire le prime parole, avrà più possibilità di farsi capire e di essere compreso, provando meno frustrazione, diventando più efficace nel comunicare desideri e bisogni.
Questo programma è nato alcuni decenni fa negli Stati Uniti, dalle sue ideatrici Linda Acredolo e Susan Goodwin e ha raggiunto oramai un bagaglio pluridecennale di studi e ricerche a suo favore, oltre che annoverare naturalmente risultati e soddisfazioni di migliaia di famiglie in tutto il mondo.
Già dai 7-8 mesi, infatti, il bambino può presentare una certa intenzionalità comunicativa e generalmente lo strumento che ha a sua disposizione per comunicare è il piangere. Se invece siamo riusciti a proporre già nei mesi precedenti alcuni gesti (ad esempio quella della parola “latte”) il bambino possiede uno strumento molto potente per comunicare all’adulto di riferimento il suo bisogno, come la fame, con meno frustrazione da parte di entrambi perché il bambino vede compreso il suo bisogno e il genitore si sente più competente perché ha esaudito velocemente e con efficacia la richiesta del figlio.
Viene quindi a crearsi una relazione più attiva e partecipata, in cui il bambino ha più spazio per manifestare richieste e interessi, con la soddisfazione di venire compreso dall’adulto di riferimento. Ciò potrà portare a un circolo virtuoso in cui il bambino sarà ancora più motivato a comunicare e questo favorirà gradualmente lo sviluppo delle prime paroline.
Gradualmente, ci sarà una fase in cui i gesti saranno più presenti delle parole e via via che queste ultime si sviluppano, i gesti verranno via via persi, a favore del linguaggio verbale.
Per sfatare i dubbi più frequenti dei genitori che non sanno se proporre il BabySigns® è opportuno sapere che:

  • il bambino non imparerà più tardi a parlare, anzi, gli studi affermano che i bambini che hanno segnato presenteranno un vocabolario più ampio sia in comprensione sia in produzione. L’adulto infatti deve sempre presentare il gesto associandolo alla parola corrispondente;
  • i bambini che segnano sviluppano più velocemente le prime frasi e spesso riescono a comunicare più concetti, spesso utilizzando una modalità crossmodale già a 11-14 mesi (parole e segni nella stessa frase, ad esempio la parola “mamma” abbinata al gesto “ancora” per chiedere ancora cibo alla mamma);
  • i gesti dei bambini non saranno perfetti e uguali ai nostri, a volte sono adattati o modificati. Va bene così, sarà nostro compito rinforzarli e far loro intendere che abbiamo comunque capito;
  • i tempi di comparsa dei segni possono essere molto vari, perché i bambini sono diversi e hanno peculiarità comunicative differenti. La frequenza con cui l’adulto segna è direttamente proporzionale alla quantità di uso di gesti che fa il bambino;
  • se è presente un bilinguismo in casa, il segno fa da ponte tra le due lingue e va usato associato alle parole con lo stesso significato di entrambe le lingue (es. segno di “ancora” mentre lo dico sia in italiano, sia nell’altra lingua). Se anche tu, come genitore, vuoi proporre il BabySigns® al tuo bambino, può essere utile una consulenza con un logopedista formato in questo ambito, che ti potrà dare tutte le informazioni necessarie e aiutarti nella scelta dei primi segni da proporre, in base alle vostre esigenze quotidiane.

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